PECULATO
Varese, caso slot: quattro a giudizio
«Sottratti 4,7 milioni di euro». Il gup dice sì anche a due patteggiamenti

Cade l’accusa di autoriciclaggio, ma l’impianto della Procura nel suo complesso resta in piedi, con contestazioni pesanti di peculato e bancarotta fraudolenta. Si è chiusa così l’udienza preliminare dell’inchiesta “Easy Slot“, che ruota attorno a una presunta sottrazione di denaro pubblico per 4,7 milioni di euro. Davanti al gup Niccolò Bernardi, quattro persone sono state rinviate a giudizio, una è stata prosciolta per prescrizione e due imputati minori hanno patteggiato pene pari a otto e a dieci mesi. Il processo davanti al collegio è fissato per il 13 gennaio.
Irregolarità nello “scassettamento”
Gli imputati principali sono Massimo Azzola, difeso dall’avvocato Augusto Basilico, Fabrizio Del Grande, difeso dall’avvocato Marco Mainetti, e Stefano Giorni, difeso dagli avvocati Simona Bettiati e, di nuovo, Mainetti. Ad Azzola sono contestati tutti i capi d’imputazione: due episodi di peculato, due bancarotte fraudolente, quattro reati tributari, una truffa aggravata ai danni dell’Inps e due appropriazioni indebite.
La Procura, rappresentata in aula dal sostituto Maria Claudia Contini, sostiene che la somma oggetto di sequestro - 4.761.000 euro - corrisponda alle giocate che non sarebbero state versate all’Erario ma intascate dagli imputati, titolari di società incaricate di pubblico servizio. Secondo l’accusa, si tratta di somme sottratte attraverso la gestione irregolare degli incassi provenienti dalle macchinette “new slot”, collegate alla rete telematica dei Monopoli.
Lottomatica e Snaitech, società concessionarie del gioco pubblico legale, si sono costituite parti civili. Sono le stesse aziende che avevano presentato la denuncia da cui prese avvio l’indagine, relativa a presunte irregolarità nello “scassettamento” delle slot.
Nel corso dell’udienza è caduta, come si è detto, una delle contestazioni più pesanti: il gup ha prosciolto gli imputati principali dall’accusa di autoriciclaggio “perché il fatto non sussiste”. Restano in piedi invece le imputazioni di peculato e gli altri capi di accusa.
«Estraneo ai fatti»
L’indagine “Easy Slot”, avviata dalla Guardia di Finanza di Varese, ipotizza l’esistenza di un gruppo organizzato che avrebbe dirottato somme destinate all’Erario.
«Non ho mai sottratto o trattenuto somme di denaro - ha dichiarato Stefano Giorni, al termine dell’udienza -. Fino a metà giugno del 2016 ero un dipendente, come tutti gli altri, della società Morosini Slot srl. Dal 2016 al 2020 mi sono impegnato unicamente per salvare l’azienda e garantirne la continuità operativa e lavorativa per tantissime famiglie (più di 50), trovandomi a gestire una situazione già gravemente compromessa dalla precedente gestione, come molti che hanno lavorato con me sanno perfettamente. Le criticità economiche e amministrative risalivano a periodi antecedenti alla mia direzione e risultavano note agli organi competenti e alla stessa Lottomatica. Il mio operato è sempre stato trasparente, documentato e orientato alla tutela dei lavoratori e dei rapporti con i fornitori, fino al sopraggiungere della pandemia, che ha aggravato una situazione già fragile. Sono sicuro che il processo chiarirà la verità dei fatti e la mia totale estraneità a ogni ipotesi di appropriazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fabrizio Del Grande: «In qualità di persona indagata nel processo in oggetto tengo a precisare che non ho mai trattenuto o sottratto somme di denaro. Dal 2016 al 2020, mi sono impegnato unicamente per salvare l’azienda Morosini Slot e garantire continuità lavorativa, in un contesto già gravemente compromesso dalla precedente gestione, come molti che hanno lavorato con me sanno perfettamente. La situazione debitoria e le anomalie amministrative erano già note agli organi competenti e alla stessa Lottomatica ancor prima che venissero da me acquisite le quote societarie. Il mio operato è sempre stato trasparente e documentato, fino all’arrivo della pandemia, che ha ulteriormente aggravato una realtà economica già fragile. Confido che il processo accerterà la verità dei fatti e la mia totale estraneità a ogni ipotesi di appropriazione».
La ricostruzione
Secondo la ricostruzione accusatoria, il meccanismo passava per società create ad hoc per movimentare il denaro delle giocate e svuotarle successivamente attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. A sostegno delle contestazioni, la Procura cita accertamenti bancari, documenti contabili, chat tra gli indagati e testimonianze. La difesa contesta integralmente questa versione dei fatti e ha espresso soddisfazione per la caduta dell’accusa di autoriciclaggio, una delle più gravi. Gli avvocati confidano di dimostrare nel dibattimento l’estraneità dei propri assistiti.
L’operazione risale al 2024. All’epoca furono sequestrati 31 rapporti bancari e finanziari, due immobili, le quote di due società e 201mila euro in monetine. Furono inoltre disposte misure interdittive che vietarono ad alcuni degli imputati di esercitare attività d’impresa per dodici mesi.
Il processo davanti al Tribunale collegiale di Varese si aprirà dunque a gennaio. Sarà in quella sede che accusa e difesa porteranno prove e testimoni per ricostruire la gestione del denaro delle slot. Da dimostrare in particolare che gli imputati avessero davvero ruoli operativi nelle società fallite al centro del caso, che secondo la Procura erano guidate solo formalmente da “teste di legno”.
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