In carcere, ma non al fresco
Ai Miogni protesta degli agenti di polizia penitenziaria: «Impossibile lavorare così»

«In carcere stanno al fresco solo la direttrice e i suoi più stretti collaboratori, il resto della truppa lavora in condizioni impossibili».
Gli agenti di polizia penitenziaria boccheggiano e denunciano «Condizioni di lavoro impossibili», mantenere la concentrazione in un forno per otto ore non è semplice «E può andarne di mezzo la sicurezza». Stanno meglio degli agenti anche i detenuti, poiché possono stare nel cosiddetto ballatoio della sezione, dove vengono spalancati i finestroni . Soffia così una leggera brezza che attravera tutta la sezione, mentre il personale che lavora negli uffici «Muore di caldo».
Il problema è collegato a impianti di condizionamento rotti o malfunzionanti, ma soprattutto all’assenza di impianti negli uffici all’interno della sezione, cioè nella casa circondariale vera e propria, dove, benché parte dei muri siano ultracentenari, il caldo in uffici grandi meno di venti metri quadrati dove lavorano anche tre persone senza poter fare circolare l’aria, diventa insopportabile. La richiesta di impianti che evitino di soffocare è stata fatta circa un anno e mezzo fa, prima del cambio della guardia tra il direttore storico Granfranco Mongelli e la direttrice attuale Carla Santandrea. La richiesta è stata formalizzata alla direttrice dai sindacati e da qui partita al provveditorato dell’Ammiistarzioien penitenziaria. Risultato: «Siamo in agosto e continuiamo a boccheggiare», dicono in via informale i rappresentanti sindacali che hanno sottoscritto ufficialmente la richiesta di ottenere condizioni di lavoro sopportabili. Un disagio, quello del troppo caldo, che si estende anche ai parenti dei detenuti. La sala attesa dei familiari è completamente sprovvista di qualunque comfort anti-soffocamento da caldo e lo stesso gli uffici per il rilascio dei permessi di colloquio. Spazi esigui, dove trascorrere ore al lavoro è davvero un supplizio, nonostante siano stati acquistati alcuni ventilatori che girano, letteralmente, da un punto all’altro della struttura di via Felicita Morandi.
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