SUL PALCOSCENICO
Varese: “L’Avaro” che non ti aspetti
Al teatro la reinterpretazione di Luigi Saravo. Applausi e due ospiti d’eccezione in platea

Ma quale egoista, gratta gratta lo è assai meno di chi lo circonda. Così almeno appare L’avaro nell’allestimento diretto da Luigi Saravo proposto stasera, martedì 4 febbraio, al Teatro di Varese davanti a 400 spettatori.
Nove le persone in scena, compreso lo stesso regista nel ruolo di un commissario. Protagonista Ugo Dighero, ottimo attore che diversi varesini - in primis Elena Girompini - vorrebbero vedere anche nella nostra città nell’interpretazione di Mistero buffo elogiata dal suo autore Dario Fo.
In attesa di quell’evento, l’artista genovese conosciuto dal pubblico tv come padre di Blanca, ha fatto già incetta di applausi nei panni di Arpagone alle prese con il logorio e la tecnologia dei tempi moderni. L’opera in prosa di Molière del 1668 è stata infatti ambientata ai nostri giorni. L’avaro non si fa però condizionare dallo smartphone che detta l’agenda. Scopriamo che non è l’essere avido che conoscevamo ma un uomo che tiene a cuore non tanto il suo tesoretto ma quello del pianeta.
Non vuole sprecare perché sa che le ricchezze della natura non sono inesauribili e si trova costretto a fronteggiare persone vittime e artefici del consumismo, loro sì egoisti e parassiti.
Rilettura coraggiosa e intelligente di un classico, il lavoro dal Teatro Nazionale Genova, è stato molto apprezzato dal pubblico. Merito anche della buona prova interpretativa complessiva; sugli scudi, con Dighero, Mariangeles Torres. A loro e agli altri il ringraziamento di due spettatori eccellenti, Antonio Provasio, capocomico dei Legnanesi, e Italo Giglioli, “il Giovanni”, in platea naturalmente in abiti borghesi.
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