PNRR
«Da Varese a Milano in 30 minuti»
Il sindaco Galimberti ci spiega priorità, difficoltà e rischi del Recovery plan

Venerdì 14, il sindaco di Varese, Davide Galimberti, ha sostituito il suo (ex) vice, Daniele Zanzi, con l’assessore alle Attività produttive Ivana Perusin, dopo settimane di tensioni ai vertici della giunta.
La nomina di Perusin è stata spiegata in una nota del Comune come una scelta necessaria anche in vista delle sfide poste dal Piano nazionale di resilienza e ripresa, e dunque dagli investimenti da attrarre e attuare. Qui vogliamo soffermarci sui temi del Recovery plan.
Ecco sindaco, partiamo da una questione concreta. Una cosa che i varesini avranno, grazie agli investimenti europei e al Pnrr?
«Da un po’ di tempo stiamo lavorando e studiando una soluzione sostenibile che colleghi il lago di Varese e il Sacro Monte/Campo dei Fiori, così da agevolare le connessioni tra i due siti Unesco della città (Isolino e Sacro Monte). Ciò risolverebbe l’ultradecennale dibattito sull’accessibilità del Borgo e sulla valorizzazione del lago, anche in vista del suo risanamento. Un intervento dunque, rispettoso dei principi contenuti nel Pnrr».
La sua giunta ha varato un piano di proposte, Varese Future 2021, per spendere 250 milioni di euro del Pnrr. Come siete giunti a questa cifra?
«Questa somma riguarda solo gli interventi di diretta competenza del Comune, sono esclusi gli interventi che richiedono la collaborazione con altre istituzioni, penso ai collegamenti veloci con Milano o l’ipotesi del tramtreno».
Ci spieghi la filosofia di questo piano e se vi siete ispirato a qualcosa di simile.
«L’idea nasce dall’esigenza di essere pronti, quando i fondi saranno a disposizione. Un altro passaggio importante è stato il lavoro svolto in questi mesi per arrivare alla stesura del piano: un lavoro condiviso con la città, partito con la prima cabina di regia oltre un anno fa, attraverso un percorso partecipato con le associazioni di categoria, il mondo delle professioni e i cittadini, individuando insieme le priorità e le necessità. Parliamo di risorse preziose che incideranno sullo sviluppo dei prossimi decenni del nostro territorio ed è importante che ci sia la massima condivisione. In questi progetti si vedono le molteplici vocazioni che il territorio può avere. Ci siamo ispirati all’esperienza delle aree metropolitane (Milano in testa) che hanno utilizzato un metodo analogo e hanno individuato le esigenze prioritarie. Sentivamo l’esigenza di avere un documento strategico partecipato».
Ci sono nove progetti in Varese Future 2021: ci dica quale per lei è il più importante. E quale invece è quello di più facile realizzazione?
«Oltre al collegamento veloce con Milano, indicherei un sistema di defiscalizzazione per le imprese per le zone di confine (15/20 km), così da ridurre la disparità territoriale e mantenere il tessuto produttivo e occupazionale in Italia. L’intervento di più semplice realizzazione è l’ammodernamento degli edifici scolastici, anche in ragione delle esperienze maturate in questi anni. La città ha già iniziato il percorso di efficientamento energetico delle scuole, penso ad esempio alla Pellico e a molte altre».
«Quello che abbiamo presentato è un piano coerente con il Pnrr del governo, proiettato alla digitalizzazione, all’efficientamento energetico e all’ambiente, quindi ampiamente rispettoso delle forze di Governo, in cui è presente il M5s, e di quello che i cittadini chiedono in questo momento».
C’è un progetto “Varese-Milano in 30 minuti”. Promessa ambiziosa, ardita, una rivoluzione…
«Certamente è molto ambiziosa e se ne discute da decenni, come di tante altre cose che fortunatamente sono già in corso di realizzazione, come l’eliminazione del semaforo all’uscita dell’autostrada. La città sta subendo una significativa trasformazione, grazie anche al potenziamento delle connessioni realizzate negli ultimi anni (penso ad esempio al collegamento ferroviario con la Svizzera e con Malpensa), quindi direi che la tratta Varese-Milano in meno di 30 minuti farebbe fare alla città, e ai Comuni limitrofi, un ulteriore salto di qualità e quindi bisogna puntare alla sua realizzazione con questi fondi. È un progetto di area vasta ma va posto nelle priorità. In questo momento serve molta ambizione, pragmatismo e celerità».
Qualcuno potrebbe dire che il vostro piano sia un modo per mettere le mani avanti... noi le idee le avevamo, ma poi il governo ha deciso di spendere i soldi altrove.
«Non fa parte del mio modo di ragionare e amministrare. Per cultura e carattere cerco sempre di dialogare con gli Enti superiori (a prescindere dal colore politico) per arrivare al risultato, in alcuni casi anche con eccessiva caparbietà».
Non pensa sia necessario inserire il vostro piano in uno più ampio dell’intera Lombardia?
«Sicuramente i progetti di area vasta, come il collegamento con Milano e il tramtreno, devono rientrare in un progetto più ampio che coinvolge la Regione e l’area metropolitana».
Quale sarà il problema più difficile da risolvere per attuare i Pnrr e investire i soldi europei?
«Una delle più grandi difficoltà che intravedo, conoscendo bene il sistema pubblico e privato, sarà la difficoltà per gli enti pubblici e i soggetti privati di avere progetti esecutivi in tempi molto rapidi. Ecco perché è importante che un territorio definisca almeno le priorità, per evitare di perdere tempo in discussioni infinite che rallentano la predisposizione dei progetti e la loro attuazione. I Comuni sono gli enti che oggi possono essere più rapidi nel tradurre le risorse in opere concrete. Il decreto semplificazione dello scorso anno ha contribuito, ma è necessario fare ancora di più. Oggi serve flessibilità unita alla professionalità, incentivando l’istituto del partenariato pubblico/privato che coinvolga professionisti e imprese del territorio, così da far crescere il tessuto economico, sociale e culturale locale. Insomma, la vera sfida del Pnrr è il coinvolgimento delle eccellenze del territorio».
Con il Pnrr non c’è il rischio che la nostra economia si sieda di fronte all’idea che tanto torna a pensarci il pubblico a spendere?
«Guai, sarebbe un errore. Queste risorse servono per sostenere l’ammodernamento del Paese e l’innovazione: per garantire al nostro sistema produttivo di essere sempre più competitivo nel mondo. In particolare per il mondo imprenditoriale della Provincia di Varese rappresenta una grande occasione e deve essere sfruttata da tutti al meglio».
Se invece i fondi non arrivano, non c’è il rischio di un’ennesima delusione nei confronti dell’Europa o nei confronti del governo nazionale?
«Anche questo è un rischio da scongiurare poiché l’Europa, con le sue difficoltà, ha comunque contribuito in maniera determinante a uscire da questa situazione, sul fronte economico e sanitario, con la campagna vaccinale. Senza l’Europa, saremmo stati molto più deboli e sono contento che durante questa pandemia siano cresciuti gli europeisti. Il Paese e l’Europa non possono perdere questa sfida poiché è l’occasione di consolidare nei cittadini quel sentimento europeista, anche in termini valoriali, che in questi decenni è stato molto tiepido».
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