L’INCHIESTA
Dodici punti di vista sullo slang giovanile
Tiriamo le somme. Il linguaggio è lo specchio della società. Ad esempio, la mancanza di vocabolario emotivo strutturato descrive una difficoltà concreta dei giovani di oggi
Cringe, pushare, amo, bro, cariata. Se queste parole non sono più un mistero per voi, forse è perché vi siete appassionati allo speciale Mala-lingua. La rubrica con cui La Prealpina ha cercato di orientarsi nella giungla del linguaggio giovanile. Abbiamo affrontato l’impresa in dodici puntate, interpretando il fenomeno da dodici punti di vista differenti.
FENOMENO CON RADICI STORICHE
Ma cos’è, alla fine, questo linguaggio giovanile? In primo luogo, è un fenomeno con radici storiche: è nato in Italia dopo gli anni ‘50, quando i giovani sono stati riconosciuti come categoria sociale e, in modo inconscio, hanno sviluppato un codice per caratterizzarsi. Oggi, però, la tendenza ad avere una nicchia linguistica ha subito un’accelerazione supersonica. Complici i nuovi media, i social, i meme, i trend e i videogame, il vocabolario dei ragazzi sterza in pochi secondi e viaggia per il globo.
LA DISOBBEDIENZA
Da una parte, gli elementi di innovazione linguistica: i giovani creano costantemente, disobbediscono alle regole e le reinventano. Il risultato è un nuovo codice, disorientante ma estremamente creativo. Dall’altra, c’è un rovescio della medaglia: si nota che, rispetto al passato, il linguaggio scritto è sempre più colloquiale, e l’uso dei vocaboli si è forse ridotto. Si usa una manciata di termini quando se ne potrebbero utilizzare tanti altri. Più sintesi, meno parole forbite.
IL CODICE ADULTO
Anche se i figli chiamano i genitori «raga» in certe occasioni, il linguaggio giovanile è molto settoriale. Come abbiamo visto, un adolescente usa termini come «te lo flexo» o «amo» solo con i suoi pari, in un modo «immersivo». Quando parla con l’adulto, il codice scompare. Per questo, il nostro consiglio (o meglio, la nostra lezione appresa) è che forse noi adulti dovremmo evitare di utilizzare termini giovanili come «cringe». Rischieremmo solo di ridicolizzarci agli occhi dei giovani. Come a dire, il linguaggio giovanile è solo loro.
SPECCHIO DELLA SOCIETÀ
Tutto senza dimenticare che il linguaggio è lo specchio della società. Ad esempio, la mancanza di vocabolario emotivo strutturato descrive una difficoltà concreta dei giovani: la ridotta capacità di riconoscere, nominare e comunicare le proprie emozioni in modo chiaro e differenziato. Un aspetto su cui, forse, dobbiamo smettere di «pushare» e iniziare a «chillare» per riflettere.
SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE
Questo viaggio in dodici puntate ci ha mostrato che la lingua è una creatura viva e in perenne mutamento. Non possiamo fermarla. Possiamo solo continuare a girare vorticosamente insieme a lei. È vero, domani le cose scritte oggi potrebbero essere già superate. Ma è proprio questo l’aspetto più affascinante. Significante e significato acquistano secondo dopo secondo sfumature nuove in cui si riverberano le passioni, le mode e anche i vizi della nostra società.
I VOSTRI CONTRIBUTI
Dal momento che sono i giovani a tenere il timone e a guidare l’evoluzione della lingua, i vostri contributi continueranno ad essere i benvenuti, proprio nell’ottica di non farci trovare impreparati quando uscirà la prossima parola che ci farà sentire terribilmente «boomer». Scriveteci a lettere@prealpina.it.
I DODICI INTERVENTI
Silvestro Pascarella: «Orientarsi dentro la giungla»
Antonio Maria Orecchia: «Una categoria sociale»
Marco Zago: «Numero di vocaboli ridotto»
Corrado Greco: «Le regole da reinventare»
Andrea Bellavita: «Un vocabolario con i pari»
Cristiano Termine: «Incapacità di comunicare»
Alessandra Ferrario: «Miscela di ironia e gioco»
Alberto Pellai: «Il racconto con le immagini»
Renata Ballerio: «Una canzone per sdoganare il ciao»
Matteo “Teoz” Carcano: «I messaggi sono concisi»
2C del liceo Cairoli di Varese: «Un’invasione anglofona»
Giuliano “Jason” De Brasi: «Basta un meme o un trend»
L’ultima puntata di Mala-lingua sulla Prealpina di sabato 25 ottobre in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
© Riproduzione Riservata


